Il Tumulo di Tamaich, il re degli Uomini Selvaggi

Braccati dai troll, gli eroi viaggiano tra le paludi torbose, incendiando le pozze di olio minerale che affiorano dal terreno. I giganti temono le fiamme e si tengono a salutare distanza. Poi, all’improvviso, l’inseguimento cessa.

Perchè?

Il drago nero Nebukadnezar sorge dagli acquitrini, mostrando le fauci. Dalle froge del muso rettiliforme escono i vapori caustici del suo respiro al vetriolo. Ma il mostro è ferito dallo scontro precedente e la lotta si conclude in fretta: frecce e acciaio mettono fine all’esistenza del drago. Nebukadnezar il Nero è morto!

Ed ecco! Il terreno delle Nocche si alza, la nebbia scivola via rivelando il tumulo abbandonato del terribile Tamaich, il re degli Uomini Selvaggi. Sepolto sotto tonnellate di pietra, legno e terra umida, la mummia del capo dei predoni mezz’orchi custodisce ancora il sacro Corno di Iriandel.

Tamaich il Re degli Uomini Selvaggi

Tamaich il Re degli Uomini Selvaggi

E l’ingresso del tumulo attende silenzioso i folli che oseranno varcarne la soglia per depredarne le ricchezze …

Il Tumulo di Tamaich, il Re degli Uomini Selvaggi

Il Tumulo di Tamaich, il Re degli Uomini Selvaggi sorge dalle brume degli acquitrini che soffocano le Nocche

La leggenda di Iriandel

Ma come è accaduto che la compagnia viaggiasse verso le terre selvagge delle Nocche, addentrandosi nelle perigliose paludi di torba?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un passo indietro ed ascoltare, insieme agli avventurieri, il racconto della menestrella mezz’elfa Ruallin, incontrata alla locanda de L’Halfling Affamato nel villaggio di Corm Orp

Ruallin Mezz'Elfa, la menestrella girovaga

Ruallin Mezz'Elfa, la menestrella girovaga

Il racconto di Ruallin….

Tre secoli fa, quando queste terre erano coperte da foreste molto più estese di quelle attuali ed erano popolate dagli Elfi Selvaggi, le vicine pianure furono occupate da un gruppo di barbari uthgardt del clan della Tigre Rossa. Sebbene umani ed elfi non fossero alleati, i due popoli coabitavano pacificamente. Il capo degli uthgardt, Turiew, era un uomo forte e giusto. Gli elfi non avevano un re, ma riverivano il guardiano della loro foresta: Iriandel l’Unicorno.

Un fresco giorno di estate, mentre era a caccia da solo nei boschi, Turiew si imbattè in una splendida fanciulla elfo di nome Deleflin. La donna cavalcava il nobile Iriandel, che subito scomparve alla vista del re barbaro. Tuttavia quel breve incontro fu sufficiente all’uomo e alla fanciulla elfo per innamorarsi l’uno dell’altra.

Nei mesi successivi i due amanti si videro solo da lontano, perché le loro razze non potevano mescolarsi. Gli Elfi Selvaggi non si fidavano dei fieri uthgardt e il ruolo di Turiew imponeva che si sposasse con una donna della tribù. Iriandel, dal canto suo, era preoccupato dei sentimenti che provava la principessa elfa e, in qualche modo, ne era geloso. Con il tempo, però, finì per approvare e guardare addirittura con simpatia all’amore che legava quei due amanti così differenti.

L’arrivo dell’autunno coincise con la calata dalle montagna di un’orda di uomini selvaggi nelle cui vene scorreva copioso il sangue dei feroci orchi. Gli uomini selvaggi cavalcavano cavalli e lupi feroci. Il loro comandante, Tamaich, era un crudele guerriero e un temibile stregone. Voleva impossessarsi del territorio degli uthgardt, scacciarli e trascorrere l’inverno a spese delle loro risorse. Anche se erano inferiori di numero, Turiew e i suoi uomini si prepararono alla battaglia.

Tamaich sfidò a duello Turiew per decidere quale dei due popoli dovesse abbandonare le pianure. Turiew accettò la sfida, nonostante si sussurrasse che nessuna arma umana potesse ferire il tremendo capo tribù e che alcuna cavalcatura riuscisse ad avvicinarsi a Tamaich, tanto era il terrore che il feroce guerriero mezz’orco incuteva.

Nel frattempo gli Elfi Selvaggi avevano deciso di non intervenire: gli uomini selvaggi non avrebbero potuto conquistare la foresta e con l’arrivo della primavera se ne sarebbero tornati sulle montagne.

Deleflin e Iriandel, tuttavia, decisero di aiutare Turiew. La principessa degli elfi, che era una sacerdotessa della misteriosa e capricciosa entità conosciuta dai Tel’Quessir come ‘Angharradh’, invocò gli déi perchè donassero al re uthgardt un’arma incantata e una cavalcatura impavida.

A Deleflin fu concesso il potere di trasformare il suo compagno unicorno: l’elfa prese il corno dell’animale e lo tramutò in una lancia d’argento. Nello stesso tempo, l’unicorno divenne un possente stallone da guerra dal manto grigio chiaro. Tuttavia Angharradh stabilì una pericolosa condizione: se la lancia e il cavallo fossero rimasti separati per più di tre giorni, sarebbero rimasti tali per tre secoli!

A Turiew fu consegnata l’arma incantata e lo stallone con la raccomandazione di fare ritorno entro il tramonto del terzo giorno. Il nobile uthgardt diede un ultimo bacio all’amata Deleflin e si mise in cammino per affrontare la sua nemesi.

Il duello avvenne all’alba. La cavalcatura di Turiew non fu atterrita dalla presenza terrificante del re mezz’orco e caricò Tamaich. Dopo una breve lotta a cavallo, i due si disarciornarono a vicenda. Il combattimento proseguì a lungo, finché Turiew trafisse il petto di Tamaich con un affondo della sua lancia d’argento. Il mezz’orco morì, non prima di colpire mortalmente Turiew con la sua lama avvelenata. E così entrambi i duellanti giacquero morti sul terreno.

Immediatamente, gli uomini selvaggi attaccarono gli uthgardt e si scatenò una terribile battaglia!

I coraggiosi uthgardt, inferiori di numero, combaterrono impavidi ma furono alla fine sopraffatti dagli uomini selvaggi di Tamaich. La lancia d’argento di Turiew rimase sul campo di battaglia e fu presa dai vicnitori. Il cavallo dal manto grigio fuggì nei boschi meridionali.

Gli uomini selvaggi bruciarono i cadaveri dei nemici in una pira e seppellirono i propri. Per tutto il lungo inverno ammassarono terra e rocce al centro del loro accampamento, costruendo un immenso tumulo funerario, dove deposero le spoglie mortali, i tesori e le mogli del loro ferocissimo re.

La costruzione terminò nella primavera successiva, quando i predoni abbandonarono le pianure.

Deleflin era disperata. il suo amato Turiew morto e lo spirito di Iriandel strappato dal suo corpo. Il limite dei tre giorni imposto dalla capricciosa Angharradh era trascorso. Le preghiere di Deleflin rimasero inascoltate e il dono divino si trasformò in una maledizione. Nulla avrebbe più pouto restituire la forma di Iriandel per trecento lunghissimi anni. Alla fine, consumata dal dolore,Deleflin abbandonò queste terre mortali per raggiungere la favolosa Evermeet, dove gli elfi vivono per sempre …